Le sfide del Diritto Romano nel contesto europeo contemporaneo

ABSTRACT: L’eredità giuridica di Roma antica, culminata nella monumentale codificazione giustinianea, trascende la mera dimensione storica per proiettarsi con vigore nel dibattito contemporaneo. Lungi dall’essere relegato al ruolo di vestigia archeologica del pensiero giuridico, il diritto romano si configura come una risorsa intellettuale dinamica, capace di illuminare le complesse sfide che l’Europa, e il mondo globalizzato, si trovano ad affrontare.

In un’epoca segnata da inedite interconnessioni e da una crescente stratificazione sociale e giuridica, la ratio romanistica, intrinsecamente universalistica e costantemente orientata ai principi di iustitia ed aequitas, può offrire un contributo ermeneutico e pragmatico di inestimabile valore per la costruzione di un ordine giuridico che armonizzi la tutela dei diritti fondamentali con la promozione di una coesione sociale autenticamente inclusiva.


SOMMARIO: 1. La Tutela dei Diritti Umani: Ubi Societas, Ibi Ius e la Dignità Inviolabile – 2. La Sfida della Multiculturalità: Ius Gentium e Integrazione Plurale – 3. La tutela dell’ambiente: Res Communes Omnium e sostenibilità globale – 4. Le sfide dell’Intelligenza Artificiale: Ratio Agitur in Artificio e Umanesimo Tecnologico – 5. La Codificazione come “Atto di Equilibrio” e “Giustizia Dinamica”.

1. La Tutela dei Diritti Umani: Ubi Societas, Ibi Ius e la Dignità Inviolabile

La questione della tutela dei diritti umani, quaestio iuris di stringente attualità, assume una rilevanza primaria in un’era di trasformazioni epocali, indotte dall’innovazione tecnologica e dalle dinamiche socio-politiche globali. I principi cardine di libertà, uguaglianza e dignità umana, che affondano le loro radici nello ius naturale elaborato dalla filosofia stoica e metabolizzato dal diritto romano, costituiscono oggi i pilastri fondanti del diritto europeo e internazionale.

Come efficacemente argomentato da autorevoli studiosi, l’universalismo stoico, con la sua enfasi sulla communis ratio e sulla naturale socievolezza umana, ha preparato il terreno concettuale per l’affermazione dei diritti umani come diritti inerenti alla persona in quanto tale, indipendentemente dalla sua civitas o status sociale.[1]

Il diritto romano, con la sua peculiare attenzione alla persona e alla sua tutela, può ispirare l’elaborazione di paradigmi normativi capaci di garantire il rispetto dei diritti fondamentali in un contesto globale sempre più complesso e multiculturale. Il concetto di humanitas, cifra distintiva della cultura romana e distillato filosofico di matrice stoica, fornisce una base etica di straordinaria solidità per la tutela dei diritti umani nell’era della globalizzazione.

Humanitas implica il riconoscimento incondizionato della dignità e del valore intrinseco di ogni essere umano, indipendentemente dalla sua origine, genus, religio o condicio socialis, in piena sintonia con il principio ubi societas, ibi ius. Tale principio, che ha permeato la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e le Convenzioni europee sui diritti umani, può illuminare l’azione del legislator e del iudex nella tutela omnicomprensiva dei diritti fondamentali in un mondo sempre più interconnesso e interdipendente.

Parafrasando Stefano Rodotà, potremmo affermare che “i diritti fondamentali sono la grammatica della società contemporanea“, e il diritto romano, con la sua profonda attenzione alla persona e alla sua dignitas, può concorrere a rafforzare questa grammatica, rendendola più efficace e inclusiva nel contesto attuale.

È illuminante osservare come il diritto romano, pur non formalizzando una nozione di “diritti umani” nella moderna accezione giuspositivistica, abbia tuttavia elaborato un corpus di istituti e principi eminentemente volti a tutelare la persona e la sua sfera di libertà. Basti pensare all’istituto della provocatio ad populum, antesignano del moderno diritto di appello, che garantiva al civis romanus la facoltà di appellarsi all’assemblea popolare contro le decisioni potenzialmente arbitrarie dei magistrati[2], o al principio neminem laedere, fulcro della responsabilità aquiliana, che sanciva il divieto di arrecare iniuria ad alter.[3]

Questi istituti e principi, pur nella loro specificità storica e calati in un orizzonte giuridico pre-moderno, possono offrire insospettabili spunti di riflessione e feconde analogie per la tutela dei diritti umani nel complesso mondo contemporaneo.

2. La Sfida della Multiculturalità: Ius Gentium e Integrazione Plurale

Il diritto romano, forte di una plurisecolare esperienza in materia di cittadinanza e di integrazione di popoli diversi, può offrire preziose chiavi di lettura e innovative strategie per affrontare le sfide poste dalla multiculturalità che caratterizza l’Europa contemporanea.

Nel corso dei secoli, Roma ha dimostrato una straordinaria capacità di integrare nel suo tessuto sociale e giuridico culture e tradizioni eterogenee, contribuendo a edificare un ordine giuridico inclusivo e sostanzialmente rispettoso delle diversità culturali. L’estensione della cittadinanza romana a tutti gli abitanti dell’Impero, sancita dalla Constitutio Antoniniana del 212 d.C., rappresenta un emblematico esempio di come il diritto romano abbia saputo affrontare, con lungimiranza e pragmatismo, la complessa sfida dell’integrazione di popoli diversi.

Questa storica esperienza può rivelarsi di stringente attualità per l’Europa odierna, chiamata a gestire il fenomeno epocale delle migrazioni globali e la sfidante convivenza tra culture profondamente diverse. Come acutamente osservava Rodotà, “la cittadinanza è il luogo privilegiato dell’uguaglianza e della solidarietà“, e il diritto romano, con la sua innata attenzione all’inclusione e alla partecipatio, può contribuire fattivamente a costruire una cittadinanza europea autenticamente inclusiva, capace di accogliere le diversità culturali e di promuovere una coesione sociale profonda e duratura. Il diritto romano ha elaborato un sofisticato sistema di norme per disciplinare i rapporti giuridici tra cives romani e peregrini, il cosiddetto ius gentium.

Tale sistema, fondato sui principi di reciprocitas e di aequitas, può fornire utili spunti di riflessione per la gestione delle relazioni interculturali nel mondo contemporaneo.

In particolare, il diritto romano ci insegna l’importanza cruciale di riconoscere e rispettare le differenze culturali, senza tuttavia abdicare ai principi irrinunciabili di giustizia e di uguaglianza fondamentale. L’approccio romanistico, che contempera universalismo e particolarismo, può orientare l’elaborazione di politiche di integrazione efficaci e rispettose delle identità culturali, promuovendo un modello di convivenza plurale e armonico.

3. La tutela dell’ambiente: Res Communes Omnium e sostenibilità globale

Un ulteriore ambito in cui il diritto romano può rivelarsi di straordinaria attualità è quello cruciale della protezione dell’ambiente e della tutela del patrimonio naturale. Il diritto romano, con la sua antica attenzione alla tutela del bonum commune e alla responsabilità individuale, può fornire preziosi spunti per l’elaborazione di normative che sappiano garantire la salvaguardia dell’ambiente e la sostenibilità dello sviluppo in una prospettiva intergenerazionale. In un’epoca in cui le sfide ambientali si manifestano con crescente urgenza e drammatica intensità, il diritto romano può contribuire in modo significativo a promuovere una nuova cultura del rispetto per la natura e per le generazioni future, ispirata a principi di responsabilità e lungimiranza.

Il concetto di res communes omnium, che nel diritto romano designava i beni comuni per antonomasia, come l’aria, l’acqua e il mare, può essere proficuamente reinterpretato e attualizzato alla luce delle sfide ambientali contemporanee.

Questo antico concetto giuridico può ispirare l’elaborazione di norme innovative e incisive che sappiano tutelare i beni comuni globali, come l’atmosfera, le foreste pluviali e gli oceani, dalla grave minaccia del cambiamento climatico e dell’inquinamento diffuso.

La crescente consapevolezza dell’importanza vitale della tutela dell’ambiente a livello globale richiede un urgente ripensamento del diritto internazionale e nazionale, e il diritto romano, con la sua secolare attenzione alla res publica e al bonum commune, può fornire un quadro di riferimento etico e giuridico di inestimabile valore.

Come lucidamente sosteneva Rodotà, “l’ambiente è un bene comune essenziale che va tutelato rigorosamente nell’interesse primario delle generazioni presenti e soprattutto future“, e il diritto romano, con la sua antica attenzione alla cura rerum e alla custodia rerum, può fornire spunti preziosi per l’elaborazione di un diritto ambientale efficace, preventivo e sanzionatorio.

Inoltre, il diritto romano, con la sua consolidata attenzione alla responsabilità individuale per i danni ingiustamente causati, può fornire utili spunti per l’elaborazione di normative che sappiano efficacemente sanzionare i comportamenti inquinanti e promuovere una autentica responsabilità ambientale delle imprese e dei singoli cittadini.

Il principio neminem laedere, che impone a ciascuno di non recare danno ad alter, può essere validamente esteso alla tutela dell’ambiente, vincolando ogni individuo e ogni soggetto giuridico ad agire in modo responsabile e sostenibile per la salvaguardia del pianeta e dell’ecosistema globale.

In tale ottica innovativa, il diritto romano può fattivamente contribuire a sviluppare una “coscienza ambientale” diffusa e profonda, che sappia armonizzare l’esigenza legittima di sviluppo economico e progresso sociale con la tutela imprescindibile dell’ambiente e delle risorse naturali.

4. Le sfide dell’Intelligenza Artificiale: Ratio Agitur in Artificio e Umanesimo Tecnologico

Infine, il diritto romano può offrire un contributo significativo e originale anche nell’ambito, quanto mai attuale e prospettico, della regolamentazione giuridica e etica dell’intelligenza artificiale (IA). Con la sua secolare attenzione alla razionalità, ratio agitur in artificio, e alla giustizia, il diritto romano può ispirare l’elaborazione di normative innovative e lungimiranti che sappiano garantire un uso responsabile, etico e sostenibile dell’intelligenza artificiale, nel pieno rispetto dei diritti fondamentali e della dignità umana. In un mondo in cui l’intelligenza artificiale sta assumendo un ruolo sempre più pervasivo e trasformativo, il diritto romano può validamente contribuire a garantire che questa potente tecnologia sia autenticamente al servizio dell’uomo e del bonum commune, evitando derive distopiche e asimmetrie inique.

Il diritto romano, con la sua antica e sofisticata attenzione alla distinzione fondamentale tra persona physica e persona iuridica, può fornire utili spunti di riflessione per la complessa regolamentazione giuridica dell’intelligenza artificiale. Si potrebbe ipotizzare, in via teorica e prospettica, alla luce dei principi cardine del diritto romano, di attribuire, in determinate condizioni e con specifiche limitazioni, una peculiare “personalità giuridica” alle intelligenze artificiali più avanzate e autonome, non certo equiparabile alla persona fisica, ma funzionale a renderle direttamente responsabili dei loro atti e a garantire una più efficace tutela dei diritti dei cittadini nei confronti delle decisioni algoritmiche.

Questa audace ipotesi, che solleva complesse questioni etiche e giuridiche, merita di essere seriamente approfondita alla luce dei principi fondanti del diritto romano, che ha saputo elaborare nel corso dei secoli un articolato sistema di norme per la regolamentazione razionale e equa delle persone fisiche e giuridiche, contemperando sapientemente diritti e doveri. Come perspicuamente sottolineava Rodotà, “l’intelligenza artificiale non può essere tout court considerata un soggetto di diritto pari all’uomo, ma deve essere necessariamente regolata dal diritto umano“, e il diritto romano, con la sua profonda attenzione alla persona e alla sua tutela, può fornire un solido quadro di riferimento concettuale e normativo per l’elaborazione di un sistema giuridico che sappia garantire un uso responsabile, trasparente ed etico dell’intelligenza artificiale, evitando derive algoritmiche e discriminazioni occulte.

Inoltre, il diritto romano, con la sua vasta esperienza in materia di contratti e di responsabilità civile, può fornire preziosi spunti per la dettagliata regolamentazione dell’uso dell’intelligenza artificiale nei diversi ambiti della vita sociale ed economica. Si pensi, ad exemplum, all’uso massiccio dell’intelligenza artificiale nei contratti online, nel mondo del lavoro digitalizzato, nella delicata sfera della sanità telematica e nel complesso ambito della giustizia predittiva.

L’elaborazione di un quadro normativo organico e coerente per l’intelligenza artificiale richiede un’attenta analisi delle implicazioni etiche e giuridiche inedite di questa rivoluzionaria tecnologia, e il diritto romano, con la sua ricca esperienza in materia di regolamentazione dei rapporti sociali ed economici, può fornire un contributo ermeneutico e pragmatico di indubbio valore. In quest’ottica umanistica, il diritto romano può concretamente contribuire a garantire che l’intelligenza artificiale sia effettivamente al servizio dell’uomo e del bonum commune, e non uno strumento cieco di dominio o di discriminazione algoritmica.

5. La Codificazione come “Atto di Equilibrio” e “Giustizia Dinamica”

Ma al di là delle singole sfide settoriali, l’eredità più preziosa e duratura del diritto romano risiede forse nella sua profonda comprensione della codificazione giuridica come un delicato atto di equilibrio“.

Un equilibrio dinamico e costantemente ricercato tra l’esigenza ineludibile di ordine, imprescindibilmente incarnata nella volontà di organizzare e sistematizzare il diritto in un corpus normativo organico e coerente, e la necessaria apertura al cambiamento, che si manifesta nella vitale capacità di adattarsi tempestivamente alle continue trasformazioni sociali e di accogliere nuove istanze emergenti dalla mutevole realtà storica. La codificazione giustinianea, emblema di grandiosa sintesi giuridica e monumentale summa del sapere giuridico romano, pur nella sua manifesta ambizione di completezza e apparente definitività, non ha mai rinunciato alla intrinseca flessibilità e alla peculiare capacità di evoluzione che hanno sempre caratterizzato il diritto romano nel corso dei secoli.

Questa fondamentale lezione storica è di straordinaria attualità per l’Europa di oggi, che si trova a fronteggiare sfide complesse e in continua evoluzione, accelerate dalla globalizzazione e dall’innovazione tecnologica.

La codificazione, anche nel contesto contemporaneo, non può essere mai intesa come un punto di arrivo statico e definitivo, ma piuttosto come un punto di partenza per un diritto autenticamente dinamico, in costante dialogo critico e costruttivo con la società civile e sempre capace di adattarsi tempestivamente alle nuove esigenze emergenti dalla viva realtà sociale. Come profeticamente ricordava Rodotà, “il diritto non è un corpo inerte e immutabile, ma un organismo vivente che si trasforma continuamente e si adatta dinamicamente al mutevole divenire della società umana”.

In quest’ottica evolutiva, la codificazione giuridica può essere lucidamente interpretata come un “atto di giustizia dinamica“, capace di coniugare sapientemente l’esigenza irrinunciabile di certezza del diritto con la necessaria flessibilità ermeneutica, la legittima prevedibilità normativa con la vitale adattabilità al caso concreto.

Il diritto romano, con la sua antica attenzione all’aequitas e alla iustitia del singolo caso concreto, può fornire spunti preziosi per l’elaborazione di un diritto contemporaneo che sappia rispondere efficacemente alle complesse esigenze di una società in continuo e accelerato cambiamento. In definitiva, la profonda riflessione epistemologica e storica sui processi di codificazione, dalla millenaria Mesopotamia al glorioso mondo romano fino alle sfide epocali contemporanee, ci conduce a una rinnovata consapevolezza del ruolo cruciale del diritto nella costruzione laboriosa e mai conclusa di una società autenticamente giusta e ordinata, armonizzando sapientemente libertà e responsabilità, diritti e doveri, innovazione e tradizione.

Il diritto, inteso come ars boni et aequi, è costantemente chiamato a garantire un delicato equilibrio dinamico tra l’ordine indispensabile e il cambiamento inarrestabile, tra la certezza auspicabile e la flessibilità necessaria, tra la tutela sacrosanta dei diritti fondamentali e la promozione irrinunciabile del bonum commune.

In questa alta prospettiva umanistica, l’eredità immensa e feconda del diritto romano, con la sua ricca esperienza plurisecolare e la sua profonda riflessione sui principi fondamentali del diritto, può offrire un contributo ermeneutico e pragmatico prezioso e insostituibile per affrontare le ardue sfide del mondo contemporaneo e costruire insieme un futuro davvero più giusto, equo e sostenibile per tutti.


[1] Per un approfondimento sull’influenza dello stoicismo nella concezione dei diritti umani, si veda, exempli gratia, PIEPER Annemarie, Introduzione all’etica filosofica, Edizioni di Comunità, Milano, 1999, in particolare il capitolo dedicato all’etica stoica e al concetto di “cosmopolitismo“. Inoltre, per un’analisi del ius naturale romano e della sua ricezione nella cultura giuridica occidentale, si rimanda a VILLEY Michel, La formazione del pensiero giuridico moderno, Giuffrè, Milano, 1986, con specifico riferimento al capitolo sul diritto naturale classico.

[2] Sull’istituto della provocatio ad populum e le sue implicazioni costituzionali nella Roma repubblicana, si consiglia DE MARTINO Ferdinando, Storia della costituzione romana, 5 Volumi, Jovene, Napoli, 1973-1990, con particolare attenzione ai volumi I e II dedicati all’Età repubblicana. Per una sintesi accessibile ma rigorosa, si veda anche MAGGIOLO Andrea, Storia del diritto romano, Laterza, Roma-Bari, 2010, capitolo sulla res publica romana.

[3] Sul principio neminem laedere e la responsabilità aquiliana, si veda in primis il Digesto, 9,2 Ad legem Aquiliam, fonte primaria imprescindibile. Per un commento autorevole e aggiornato, si consiglia COMPORTI Giovanni, Manuale di diritto privato romano, Giappichelli, Torino, 2021, capitolo sulla responsabilità extracontrattuale.


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VILLEY Michel, La formazione del pensiero giuridico moderno, Giuffrè, Milano, 1986.

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